Il lungo percorso informativo “La ricchezza nascosta – Dal territorio di Fermo ai territori del Mondo” iniziato a gennaio, è ormai in dirittura di arrivo. Abbiamo ascoltato la testimonianza e l’esperienza di persone singole (artisti, ricercatori, viaggiatori-fotografi) e di piccole associazione dei nostri paesi del fermano (Montegorgio, Massignano, Montegranaro, Fermo) che stanno realizzando progetti concreti di solidarietà internazionale con tanti paesi del Sud Globale. Una vera ricchezza nascosta del nostro territorio che merita di essere conosciuta, apprezzata ed imitata.
L’incontro che abbiamo realizzato SABATO 21 GIUGNO 2025, alle ore 17.30, presso il SALONE PARROCCHIALE dei Missionari della Consolata a Santa Maria a Mare, L.go Pasqualetti 2, di Marina Palmense – Fermo, ha sottolineato invece un aspetto molto particolare di questo legame fra il Fermano e il Sud Globale: il movimento inverso, o di ritorno. Abbiamo infatti ascoltato la testimonianza di Padre Richard Lusaluwa, missionario della Consolata di origine africana, che da qualche anno è presente ed operante nel nostro territorio, un missionario al contrario insomma. “Dalla Tanzania alla Diocesi di Fermo. Essere missionario in Italia” è infatti il titolo che abbiamo voluto dare a questo appuntamento.
Registrazione dell’incontro
Introduzione all’incontro
Aprendo i lavori della serata, Franco Pignotti ha ricordato come nella presente sala, dove si stava svolgendo l’incontro, era nata, nel maggio del 1997, quell’animazione missionaria che aveva portato poi, nell’ottobre de 1998, alla nascita dell’associazione ALOE che aveva scelto come Mission quella di relazionarsi, appoggiare e far conoscere tutti i missionari e le missionarie originari della diocesi di Fermo e operanti nel mondo intero. Ha poi salutato particolarmente una delle persone intervenute per ascoltare padre Richard: suor Luciana Maulo, missionaria originaria di Montegranaro in Togo, ora tornata definitivamente in Italia per motivi di salute, con la quale ALOE ha collaborato fin dall’inizio. Ha poi introdotto l’intervento della serata sia presentando brevemente tutto il percorso fatto precedentemente, otto incontri già fatti, sia sottolineando il particolare taglio della serata: l’interpretazione della presenza in diocesi dei preti provenienti da paesi del sud del mondo come presenza missionaria, ricordando che, come scrive la Fondazione Missio, “La presenza di preti stranieri in Italia è senza dubbio una grande ricchezza. Grazie a loro, la missione conosce oggi un movimento pluridirezionale e la cooperazione missionaria non può prescindere dalla comunione autentica fra le Chiese; la strada dello scambio dei doni e dei carismi, ricca di prospettive nuove, appare quella più idonea per la missione di una Chiesa locale che, in un mondo globalizzato, accetta le sfide che da esso provengono”. Oggi infatti più che parlare di “missione”, dobbiamo parlare di “Cooperazione fra le Chiese” e forse, fra non molto, saranno proprio le Chiese del Sud globale che torneranno per rievangelizzare il nord del mondo di cui facciamo parte. Questo sarà il senso del nostro incontro.

L’intervento di padre Richard Lusaluwa
Padre Richard ci ha parlato della sua famiglia, del suo villaggio di origine e delle caratteristiche della sua chiesa tanzaniana nella quale si è formato e ha maturato la sua scelta di accostarsi ai Missionari della Consolata per verificare la sua vocazione religiosa alla quale si sentiva chiamato. Ci ha raccontato del suo percorso di studi e di formazione che lo ha portato alla professione religiosa prima e all’ordinazione sacerdotale poi. Aiutato dalla proiezione di alcune slide, ha permesso al pubblico presente di seguirlo passo passo e di poter intervenire per chiedere chiarimenti ed integrazioni. La partecipazione delle persone presenti, provenienti sia dalla sua parrocchia di Santa Maria a Mare che dall’associazione Aloe, è stata infatti molto attiva lungo tutto il percorso della serata, anche grazie alla notevole capacità comunicativa dello stesso padre Richard.
La parte principale dell’intervento di padre Richard è stata la delineazione di che cosa significhi essere missionario per ogni credente in generale e per ogni presbitero in particolare. Affrontando poi il discorso sulla “Missio ad gentes”, ha cercato di delineare le similitudini e le differenze fra l’essere missionario “ad gentes” in Africa proveniente da una chiesa italiana e l’essere missionario “ad gentes” in Italia proveniente da una chiesa africana. Mentre il missionario italiano in Africa arriva in genere sostenuto anche economicamente dalla propria famiglia, amici, parrocchia, associazioni, che gli permettono di impegnarsi molto anche riguardo alla promozione umana e quindi finisce per diventare un grosso punto di riferimento sia religioso che sociale ed economico per la popolazione fra la quale lavora, il missionario africano in Italia è completamente spoglio di questa caratteristica ‘politica’ e si può quindi affermare solo grazie alla qualità della propria fede e della propria testimonianza e questo rende, in qualche modo, anche più difficile la sua missione.
Grazie anche alle domande e agli interventi del pubblico, si è poi soffermato su questo concetto dell’essere missionario in Italia. In effetti questa è stata la prima volta in assoluto che gli è stato richiesto un intervento con questo taglio. Non solo la gente delle nostre comunità, ma gli stessi preti della diocesi non sembrano avere chiaro questo concetto della “cooperazione fra le chiese” che ci permette, a giusto titolo, di considerare la sua presenza qui in Italia come una presenza “missionaria”. Ha ricordato addirittura la domanda fattagli un giorno da un altro prete: “Ma tu sei stato mai missionario?” Una domanda di questo tipo denota chiaramente la non comprensione del vero significato della presenza di tanti preti africani, latinoamericani e asiatici nelle nostre comunità diocesane. Essi vengono considerati semplicemente come semplici sostituti per la carenza o l’invecchiamento dei sacerdoti italiani.
Conclusione
Concludendo questa interessante serata, ci siamo trovati d’accordo, padre Richard e l’associazione Aloe, nell’opportunità di dare un seguito a questo intervento, cercando di coinvolgere anche tutti gli altri preti, ma anche suore, provenienti dalle chiese del sud globale e operanti per l’evangelizzazione e la pastorale delle nostra comunità diocesane. Anche questa una “ricchezza nascosta” del nostro territorio che merita di essere conosciuta ed approfondita, per una migliore consapevolezza del nostro essere cristiani consapevoli nel nostro mondo di oggi.



