Da Fermo all’America Latina nel nome dell’Arte e della Solidarietà


Sabato 22 Marzo 2025 presso la Casa delle Associazioni in via Del Bastione 3 a Fermo è andato in onda il quarto appuntamento del nostro percorso alla scoperta delle ricchezze nascoste nel nostro territorio riguardanti i suoi molteplici legami con i paesi dei tanti Sud del Mondo nel segno della solidarietà. Questa sera è stato il tema dell’ARTE ad essere al centro della nostra attenzione, grazie alla straordinaria testimonianza di MAURIZIO GOVERNATORI, artista fermano che può davvero vantare di essere stato un promotore di artisti in Nicaragua soprattutto, ma anche in Messico ed in Argentina.

Registrazione dell’incontro

L’intervento di apertura di Franco Pignotti

Questo è il nostro quarto incontro di questa lunga serie alla scoperta della “Ricchezza Nascosta” del territorio di Fermo nel segno della solidarietà. Siamo molto ambiziosi; mi rendo conto che aver programmato un corso così lungo è stato un po’ troppo ambizioso. Però insomma ecco, andiamo avanti. Questa sera , all’inizio ero un po’ scoraggiato; ma vedo che adesso almeno un po’ di persone ci sono. Il corso,  lo dico anche per chi ci segue online, è “La ricchezza nascosta. Dal territorio di ferma e territori del mondo” nel senso che il nostro territorio del Fermano ha già una ricchezza di collegamenti con con il resto del mondo, che però non è conosciuta. Questa volta, non parleremo di noi, in questi incontri non si parla di Aloe. Aloe è semplicemente quella che organizza. Parliamo di tante realtà del territorio. Ecco abbiamo già incontrato tre persone. La prima è un ricercatore che sta facendo una ricerca di archivio sui personaggi missionari del Fermano lungo la storia nei rapporti con l’Asia. Il secondo l’abbiamo fatto 15 giorni fa con un viaggiatore, uno che si definisce un viaggiatore e un fotografo, che ci ha parlato dei popoli indigeni, dopo 20 anni di tantissimi viaggi un po’ in tutto il sud del mondo.

Questa sera lo spazio sarà tutto per il nostro carissimo amico Maurizio Governatori, un’artista. Io dovrei presentarlo, però sono sincero, dal punto di vista artistico io sono zero. Però Maurizio è un grandissimo amico. Ci conosciamo da un sacco di tempo, probabilmente da quando abbiamo fatto nascere Aloe 27 anni fa. Poco dopo ci siamo incontrati, lui ancora era un docente del Liceo Artistico e io ho sempre abbinato Maurizio Governatori all’associazione Italia-Nicaragua, perché lui come artista ha iniziato prestissimo; aveva poco più di 30 anni la prima volta che è andato in Nicaragua. Lui è un artista affermato qui a Fermo e in Italia, fra l’altro ha appena concluso una mostra di due settimane a San Miniato in Toscana. Ma io dico che, se qui è un artista, in Nicaragua è un grande artista; perché io ho visto alcune cose davvero notevoli; per esempio mi ha affascinato il grandissimo monumento alla pace, in questo tempo di guerra che purtroppo ci troviamo a vivere. Lui ha fatto un bellissimo monumento, “la Mano per la Pace”, 7 metri alto; poi ce n’è anche un altro, “la famiglia della Pace”.

Ecco io mi fermo qui, non dico di più, perché lascio lo spazio a lui. Maurizio è una persona del nostro territorio che ha fatto, continua a fare, e farà ancora, onore al nostro territorio, nei legami con il resto del mondo, nel segno dell’arte e della solidarietà, e questo è il tema di questa sera. Forse è poco conosciuto; certamente c’è tutto un ambiente che lo conosce qui a Fermo; però le nostre comunità non conoscono tutta la storia che lui si porta dietro. Fra l’altro è appena tornato anche dal Nicaragua. Interessante in questi incontri  è anche il fatto che le persone che incontriamo sono in piena attività; Mario Aliberti, quello dell’ultimo incontro, era appena tornato dall’India; Maurizio è appena tornato dal Nicaragua. Questa è la ricchezza nascosta del nostro territorio. Noi diciamo sempre che magari siamo disfattisti – in realtà dico che per molti aspetti dovremmo esserlo ancora di più – però secondo me ci sono degli aspetti da valorizzare, persone singole e piccole realtà. Con lui questa sera terminiamo, per adesso, con le persone singole e poi dopo cominceremo con piccoli gruppi. Quindi ecco, da Fermo al Mondo, questa sera da Fermo all’America Latina nel segno della dell’arte e della solidarietà

Maurizio Governatori: “Da Fermo all’America latina nel segno dell’Arte e della Solidarietà”

Buonasera. La scintilla che mi ha permesso di visitare per molti anni l’America Latina, è stata l’arte murale. Già quando facevo l’Accademia delle Belle Arti a Firenze, si parlava di movimenti artistici in America Latina e ho conosciuto alcuni studenti latino-americani che studiavano a Firenze con me. Il rapporto col continente americano incomincia per me a Firenze, insieme con il mio interesse per l’arte murale. Negli anni 70 praticamente si parlava spesso della dell’arte murale messicana e dei suoi grandi artisti come Diego Rivera, Josè Clemente Orozco e Davi Alfaro Siqueiros.

Anche perché poi ci fu una grandissima mostra a Firenze, una bellissima mostra di Siquieros, organizzata da Mario De Micheli, che ho avuto il piacere di conoscere per diversi anni e che ha dato un impulso ai giovani artisti per l’arte murale. La passione per l’arte murale si realizza a Lonate Bozzolo, che è praticamente una cittadina di Milano, su una chiesa del Seicento, cioè su una cupola di questa chiesa, dove noi abbiamo dipinto l’Ascensione della Vergine. Discutendo insieme con questo compagno artista abbiamo pensato di fondare una scuola d’arte murale in Nicaragua. Come mai in Nicaragua? In Nicaragua c’era appena stata la Rivoluzione Sandinista, e sembrava che da parte del governo Sandinista ci fosse una predisposizione all’educazione muralista. Abbiamo presentato il nostro progetto e, per farla breve, il progetto è andato in porto e così partimmo per Managua.

Io non ero mai stato prima fuori dal continente europeo, tranne che in Turchia e in qualche altra parte. Praticamente questo mi ha cambiato un po’ la prospettiva e anche la visione sull’arte e sul cosa pensano gli altri popoli di noi europei. Per me è stata una esperienza molto bella e un confronto che altrimenti io non sarei riuscito ad avere. Questo progetto era stato organizzato e finanziato dal MLAL,  il Movimento Laici America Latina. Abbiamo organizzato una scuola con molti studenti davvero interessati.

Mentre lavoravo a questa scuola, scrivo una lettera a Ernesto Cardenal e gliela mando, ma poi sono anche riuscito a parlarci personalmente. Lui era Ministro della Cultura e gli propongo di fare una scultura sulla Pace e la Famiglia perché c’era stata, poco prima, un’aggressione molto violenta da parte degli Americani a Grenada, una violenta minaccia di invasione. Lui fu molto contento di questa mia proposta. Questa scultura doveva essere realizzata in un paese di montagna al nord del Nicaragua dove c’erano state queste violenze. Mentre io stavo giù, lì c’era la controrivoluzione, mercenari che venivano dal nord del Nicaragua e facevano assalti. In uno di questi villaggi avevano fatto fuori non so quanti contadini. Io vado su perché sono abituato al fatto che l’arte pubblica non è una espressione individuale, l’arte pubblica è l’espressione di una comunità. L’artista è il mezzo per realizzare i pensieri e le idee della comunità. È stato sempre così dall’antichità; dalla preistoria ad oggi è stato sempre così. Tranne che adesso in Occidente non è così per cui l’artista ha preso il sopravvento sulla comunità.

 Io sono stato una settimana e mezza con loro, parlavamo, facevi interviste, ho un libretto pieno di considerazioni che avevo fatto in mezzo a quei contadini. La cosa più simpatica è stata un contadino che mi dice: “L’importante è che non lo fai di legno, perché altrimenti si imputridisce”. Questo progetto poi, sfortunatamente, è stato realizzato in ritardo, ma non per causa mia. Questa è stata una esperienza interessantissima, perché poi, quando si parla di villaggi campesinos, si tratta che quando tu dormi nell’amaca, ci sta il maiale che passa sotto l’amaca, le galline, ecc., cioè la situazione è questa. Però in questi villaggi i contadini sono di una pulizia estrema, sembra che gli animali siano educati, per cui con tutto questo che vi è dentro la capanna, si avvertiva un rigore anche nella vita quotidiana che m’ ha sorpreso molto.

Questo monumento è stato poi realizzato in ritardo e per fortuna io ho fatto diversi interscambi culturali tra il Nicaragua e l’Italia, per cui in uno di questi interscambi culturali c’è stata una delegazione dell’università che è venuta nel mio studio, ha visto il bozzetto di tutto il progetto della scultura che doveva essere realizzata e loro se ne hanno fatti carico di portarla a termine. Tale realizzazione è stata possibile anche grazie ad un finanziamento della Provincia di Ascoli Piceno con l’assessore Licia Canigola. Ecco, una di quelle storie che sai quando incominciano, ma non sai quando terminano. Però debbo dire che per me sono molto affascinanti. Questo tipo di esperienze, mi hanno insegnato molto.

Nel 1984 abbiamo dipinto una chiesa i cui responsabili erano vicini alla Teologia della Liberazione. Noi abbiamo dipinto questa chiesa con personaggi anche politici, o perlomeno preti molto politicizzati, nel senso di persone impegnate socialmente.  Questo anche per far capire la differenza fra la percezione che un occidentale o un europeo può avere rispetto ad altre visioni. In quel periodo la Teologia della Liberazione era molto vissuta e praticata in Nicaragua. Ho conosciuto vescovi importanti che la seguivano, per cui questa è stata un altro tipo di esperienza; un’esperienza che è sempre comunitaria nel senso che i soggetti discutevano insieme, suggerivano i progetti, perché era la loro storia; per cui, ecco, questo fatto per me è un fatto diciamo molto importante che purtroppo noi qui in Europa abbiamo perso.

Poi c’è stata un’altra esperienza, nel 1986, in una base militare del Nicaragua. Il governo del Nicaragua, o comunque il comando militare voleva abbellire la base militare e voleva educare anche i soldati all’arte. Questa è stata veramente una cosa interessante e inusuale: uno non si immagina che un comando militare possa essere interessato a chiamare degli artisti. È veramente raro. Io penso che quell’esperienza sia stata l’unica al mondo, anche se non posso dirlo con certezza. Se ci sono state altre esperienze di questo tipo, in ogni caso io non le conosco. Questa è stata sicuramente una esperienza molto, ma molto importante. Siamo stati liberi di esprimere quello che volevamo e abbiamo fatto dei murales e delle sculture. C’è stato poi un bellissimo ricordo: i militari che venivano erano tanti! I giovani in Nicaragua erano la stragrande maggioranza. Inoltre questi giovani soldati potevano anche non ritornare a casa, perché c’era la guerra della controrivoluzione. Un fatto davvero bello è che una mattina si presenta un soldato con una timidezza enorme e voleva lavorare con noi. Io stavo facendo una pittura murale e lui volevo lavorare con me perché voleva imparare. Adesso questo qui è uno dei maggiori scultori del Nigaragua, Riccardo Gomez. In questo mio ultimo viaggio in Nicaragua di qualche settimana fa, sono stato a trovarlo.  Questo per dire che a volte le occasioni vengono colte quando qualcuno ti dà la possibilità di coglierle. In quel caso lì era l’esercito che aveva avuto una visione molto ampia e larga e questa è stata un’altra grande esperienza

 Nel 1990 il governo sandinista perde le elezioni e va al potere un governo conservatore, ma io torno di nuovo in Nicaragua negli anni 1995 – 1998 quando il governo è diretto dall’ex sindaco conservatore di Managua, Arnoldo Alemáne. E comunque il governo conservatore mi fa lavorare. Mi chiama per fare una pittura murale sul maggiore scrittore e poeta dell’America Latina, Rubèn Dario, quello che  ha rinnovato la lingua ispanoamericana.

Per questa esperienza, insieme a me hanno lavorato poi gli studenti che avevo avuto nella scuola d’arte murale; per cui questi quattro studenti hanno partecipato con me alla realizzazione dell’opera e adesso questi studenti sono chi artista di grande importanza, chi insegnante di università, ecc. Cioè, quello che voglio dire, è che la soddisfazione maggiore per me è stata non tanto la realizzazione di importanti opere, quanto l’avere comunque incominciato a seminare e il fatto che questa semina ha dato i suoi frutti e la gente ha cominciato a lavorare attraverso l’arte e a vivere attraverso l’arte. E questo continua ad esserlo perché poi queste cose succedono e poi succedono ancora. Tra questi  ex alunni ci sono oggi diversi insegnanti universitari, insegnanti all’Accademia di Belle Arti.

 Alcun di questi qui io dopo li invitai per un progetto del 1992, l’anniversario della conquista dell’America. In questo anniversario, li invitai a Fermo per realizzare una pittura murale, che è sul pannello comunque, che si trova all’entrata del Comune di Fermo, prima di andare agli uffici di sopra. Sulla parete di destra c’è tutto un pannello che è molto bello! Sono stati due artisti nicaraguensi molto giovani a realizzarlo; e quest’opera, mi hanno poi raccontato, ha permesso loro di avere una loro autorevolezza in Nicaragua. Per l’America Latina, ma non solo per l’America Latina, l’Italia è il massimo della bellezza, il massimo dell’arte; e per questi due nicaraguensi aver realizzato una pittura murale in Italia, ha dato loro molto valore. E di fatti sono due artisti molto validi che il valore ce l’hanno in effetti. Questo per dire che i collegamenti servono per creare occasioni. Non tanto l’occasione per me che vado là. Per me la grande soddisfazione è che queste situazioni, queste occasioni, hanno permesso e continuano a permettere ad altri di vivere dell’arte, di  vivere delle proprie passioni.

Poi nello stesso anno, sempre su invito del governo conservatore – tant’è che qualcuno in Italia ha cominciato a dire che mi ero venduto –  realizzo una pittura murale di 100 mq nell’antico Convento di San Francisco che è forse il più antico convento costruito nella terra americana durante la conquista, dove c’è stata quella famosa lettera che fa parte della storia della conquista, la lettera scritta da Fra Bartolomeo de las Casas al papa per denunciare gli orrori della conquista contro le popolazioni indie. È un bellissimo convento. Ugualmente qui hanno partecipo alla realizzazione altri studenti dell’Accademia di Belle Arti di Managua. Il soggetto di questo murales era sulla storia della città di Granada, di questa bellissima cittadina nicaraguense. Tutto il progetto è stato fatto da me insieme ad uno storico nicaraguense, uno dei maggiori storici del  Nicaragua,  perché era la storia di Granada a partire dall’arrivo dei conquistadores con tutta l’evoluzione storica successiva, di cui io non era a conoscenza. Io mi ero documentato, però un conto era la mia visione di europeo, un conto la visione della parte nicaraguense.

Ecco questo è lo spirito dell’arte murale è questa cosa qui: insieme condividere i saperi, condividere le idee, condividere anche le tecniche perché a volte ci possono essere tecniche diverse per fare un affresco e via dicendo.

Questo governo conservatore poi,  mi dà la massima onorificenza culturale del Nicaragua, per cui è stata una cosa piacevolissima, perché è stato un riconoscimento; l’arte che va al di là della politica, anche perché non esiste barriera, cioè nel senso che se la committenza, per esempio mi dice di fare qualcosa su un poeta che l’orgoglio nicaraguense, io mi sono confrontato anche con altri poeti per realizzare questa opera per cui passo sopra alla politica di basso livello, strettamente partitica e mi concentro sulla circostanza  che mi hanno fatto fare questi due grandi lavori.

Ho collaborato molto con una Università evangelica, una bellissima università. Loro facevano riferimento praticamente a Martin Luther King. Questa università veramente è stata molto importante sia per me, sia per quelli che hanno lavorato insieme a me. È in questa università che ho realizzato prima la  scultura che dovevo fare per quel villaggio del nord del Nicaragua e poi la scultura della Mano per la pace. Questa scultura, una mano alta otto metri, ha avuto molto successo. Al momento dell’inaugurazione, si avvicinano i finanziatori della scultura, una compagnia di assicurazioni e una banca di Managua, e mi dicono di essere rimasti sorpresi: il  risultato appariva a loro superiore a quello che in effetti avevano dato. Anche questo lavoro è stato fatto sempre con studenti dell’accademia Belle Arti.

Sono molto schematico, altrimenti mi perdo a raccontare tutti i lavori fatti. Però mentre io andavo in Nicaragua, andavo anche in Messico e anche perché lì c’era la materia prima per lo studio dell’arte murale messicana che è eccezionale.

Una volta abbiamo fatto un viaggio, io mia moglie e mia figlia, e siamo andati in mezzo alla Foresta Lacandona. La Foresta Lacandona è dove il comandante Marcos ha fatto questa famosa insurrezione contadina. Io non ero andato giù dentro la foresta, ma dalla parte di Palenque dove c’è un sito importantissimo, molto bello,  che volevo andare a vedere, le pitture murali di Bonampaq. Avevo sempre avuto questo desiderio, a parte che mi piaceva il nome, Bonampaq, di andare a vedere la bellezza di quelle pitture. Siamo andati lì, abbiamo fatto praticamente 8 ore all’interno della foresta di Lacandona e siamo andati siamo stati una settimana con gli indios Lacandoni che sono gli unici Maia che non hanno che non hanno i vestiti colorati. Sono tutti bianchi, coi capelli lunghi e neri.

Quella è stata, oltre che una bellissima esperienza perché le pitture sono veramente eccezionali, belle, con questi colori maya molto particolari, anche molto interessante questa settimana passata lì con loro. Praticamente posso dire lo stesso di loro, lo stavo raccontando prima, di una pulizia eccezionale. Lì era tutta natura, verde, vi passava un ruscello vicino, ma di un’acqua assolutamente limpida dove potevamo fare il bagno. Siamo stati lì una settimana e io mi ricordo ancora il sapore particolare di quest’acqua della foresta, un’acqua limpida, purissima. Dormivamo sulle  amache. Lì ho visto per esempio tutto il processo che loro fanno con il granoturco. Fanno praticamente dei bidoni per fare dei processi successivi. Poi a un certo punto mettono pure la calce perché dà il calcio al mais. Per loro il mais è la base sia della cultura che della vita alimentare. Mi spiegavano che il granoturco che usiamo noi, loro lo danno ai maiali. Quello che usano loro è un particolare tipo di granoturco che è bianco; infatti le tortille sono bianche.

Andando in giro nel villaggio, intorno alla capanna, c’era il signore più anziano che mi spiegava tutti i tipi di piante e di erbe ed i colori che con queste erbe si facevano per le pitture murali. Questa è una conoscenza della natura, una esperienza eccezionale che poi ad un certo punto vengono fuori. Questa è la divagazione per dire che all’interno dell’arte murale, non c’è soltanto il momento in cui uno dipinge. Ci sono tutti questi retro pensieri, esperienze che poi in maniera sottesa escono fuori. Per cui il viaggio non è soltanto per vedere il sito archeologico, ma vedere anche esperienze di altri popoli.

Ad esempio, prima di uccidere un animale, a parte che di animali ne uccidono davvero pochi perché mangiano molte verdure, loro fanno una preghiera per chiedere perdono. Per cui quando uno ascolta e sente questa roba qui, ti cambia la vita, ti fa pensare in maniera diversa; hai un approccio con gli altri in maniera diversa. Tutto questo fa parte sempre del mondo che mi ha formato nella realizzazione di un murales, perché la realizzazione sulla parete è l’ultima fase. Prima ci sono tutte queste cose qui che sono indietro e che non sono percepibili; ma a volte si sentono.

Poi …. forse è stato il primo Simposio su Ruben da Rio in Italia; in Europa non sono a conoscenza. Ho invitato Ernesto Cardenal, grandissimo poeta, candidato diverse volte per il premio Nobel, per cui lui è venuto è stato invitato con la Provincia di Ascoli. Anche questa esperienza qui fa parte di questo interscambio culturale, che è qualcosa di molto fruttuoso; non si tratta di fare interscambi per raggiungere un fine economico ma fare gli interscambi per raggiungere un fine culturale, un fine solidale perché altrimenti non serve a niente. Di simposi se ne fanno tanti in giro per il mondo, ma spesse volte sono fatti per guadagnare, giocando sul fatto del grande nome invitato per l’occasione. Il simposio allora diventa un momento che ha la sua parte culturale, ma dove per la grande maggioranza è la parte economica che conta.

Invitai Ernesto Cardemal a casa mia, dove ci sono due affreschi, che sono due Madonne. Gli chiedo di benedirle e lui dice di non poterlo fare perché lui era stato sospeso da papa Woytila. C’è un famoso fatto quando il papa era andato in Nicaragua e Cardenal si era inginocchiato davanti a lui per salutarlo e il papa lo rimprovera! Ernesto Cardenal era un gesuita ed è stata una personalità eccezionale, di altissimo livello da tutti i punti di vista, sia umanamente, che dal punto di vista poetico.

Ho fatto un corso di affresco in un’università del Nicaragua, questa università evangelica, e sono venuti molti ragazzi ad imparare, perché la tecnica dell’affresco non è facile, prima che uno non prende dimestichezza con la calce, ecc.  Lì abbiamo fatto questa cosa sulla Pace e praticamente all’inaugurazione, dopo questo lavoro, mi hanno dato come riconoscimento una medaglia per la Pace dedicata a Martin Luther King. È stata una cosa molto simpatica perché in effetti questa relazione con questa università è stata veramente bella. Non sono quegli evangelici che fanno la pubblicità per televisione come negli Stati Uniti. Queste erano persone serie e abbiamo mantenuto degli ottimi rapporti. Un giorno in macchina, il vicerettore dell’università mi dice: “Ma perché non vieni con noi evangelici?” Io gli rispondo: “No, perché io sono un pittore e voi avete le chiese che sono totalmente bianche, per cui io preferisco rimanere cattolico”

Ho fatto anche San Francesco e lupo, una scultura. Tutti i lavori che ho fatto là, non so lavori individuali, hai sempre bisogno di collaboratori perché sennò certe cose non si possono fare. Per cui queste collaborazioni scatenano delle relazioni e scatenano anche delle prospettive anche per chi partecipa al lavoro. Quando ho fatto per esempio la grande mano della pace, grande di 8 m, l’ho fatta praticamente con uno spessore di 3 cm, in cemento bianco, è vuota dentro, realizzata con una tecnica particolare. E questa partiva da un modello che avevo fatto. E siccome aveva la particolarità di essere vuota e con uno spessore di 3 cm, praticamente alla fine diciamo dell’esecuzione, un collaboratore mi fa: “Sai io non immaginavo che si poteva realizzare la scultura in questo modo”, però ha seguito tutto ed ha capito. È stata sicuramente per lui un’esperienza sulla tecnica di realizzazione.

Ho poi realizzato molte opere in ceramica. Non ho parlato sino ad ora dell’Argentina: Io sono stato tre volte a fare i lavori in Argentina. Qui fra l’altro ho fatto una grande scultura, l’albero della vita, ricoperta di ceramica e un’altro pannello grande in un parco pubblico, sempre come mosaico di ceramica.

 Sono ritornato da pochi giorni dal Nicaragua, dove mi sono recato lo stesso per un altro tipo di lavoro: ho fatto una donazione di una pittura murale per il palazzo nazionale; e adesso dovrei ritornare per fare un altro lavoro, un grande mosaico di ceramica, delle dimensioni di 6 m per 3,50 in un’altra università.  Ci sono tante altre cose fatte, però non continuo perché altrimenti diventa stancante.

L’esperienza del Nicaragua è stata un’esperienza dove la mia attenzione maggiore era che quello che io dovevo dare fosse maggiore di quello che potevo ricevere. Quello che io facevo, doveva fruttificare. L’obiettivo era di costruire qualcosa che desse la possibilità ai giovani artisti nicaraguensi di poter essere autonomi, di vivere della propria arte. L’arte murale come arte pubblica, è un mezzo di lavoro. L’arte quindi come opportunità di lavoro, non l’arte per l’arte che poi si perde nel vuoto dell’universo.  Dovevo dare molto, dovevo dare più di quello che potevo ricevere; e ho ricevuto tanto da loro, perché praticamente mi ha cambiato anche la percezione delle relazioni, sia personali ma anche le relazioni tra i popoli, altri punti di vista che vengono messi in movimento.

Conclusione di Franco Pignotti

Ringraziamo Maurizio per questa interessantissima presentazione del suo lavoro di artista in Sud America, nel segno della Solidarietà. Mi è piaciuto molto questo aspetto che sinceramente non avevo capito di lui. Avevo sempre pensato che lui era andato in Nicaragua semplicemente per fare l’artista. Non sapevo che era partito all’inizio con il MLAL (Movimento Laici per l’America Latina) un organismo di cooperazione internazionale. Lui non ha fatto semplicemente “Arte”, ma ha fatto sviluppare gli artisti di questi paesi e con questo siamo in piena sintonia col nostro spirito generale dell’associazione. Il sui obiettivo non era fare l’artista in un paese cosiddetto sottosviluppato, ma promuovere gli artisti in questi paesi, dove ora ci sono grandi artisti che devono a lui la scoperta della loro vocazione artistica. Grazie davvero Maurizio per questa chiacchierata