Che cosa sta succedendo in Ecuador in questi giorni nel silenzio generale dei nostri Media?


L’associazione ALOE grazie alla sua quasi trentennale attività di collegamento fra il territorio di Fermo e i territori del mondo, mantiene rapporti diretti in molti paesi del Sud Globale. Uno di questi paesi è l’Ecuador dove Aloe porta avanti una grande amicizia con un prete ecuadoregno, Padre Fermin Sandoval, conosciuto durante i suoi studi in Italia. Alcuni volontari di Aloe sono poi stati a trovarlo in Ecuador, nella città di Otavalo dove lavora. Il nostro amico padre Fermin ci segnala una gravissima situazione nel suo paese, della quale in Italia non abbiamo assolutamete nessun riscontro mediatico. Cerchiamo di farlo noi nel nostro piccolo, sperando che qualche Media raccolga il nostro invito a parlarne

Mentre in Italia si parla di mille cose, in Ecuador si sta consumando una crisi profonda e pericolosa. Il presidente Daniel Noboa è scampato a un attacco armato, le comunità indigene sono in rivolta, e città come Otavalo sono militarizzate e paralizzate. Eppure, nessun giornale italiano ne parla. Da settimane, migliaia di indigeni protestano contro la rimozione dei sussidi al gasolio, una misura che colpisce duramente contadini, trasportatori e pescatori. Le strade sono bloccate, le città isolate, e il governo ha risposto con carri armati e soldati. A Otavalo, storica roccaforte della resistenza indigena, la tensione è altissima. In mezzo a questo scenario, una voce si è levata con forza e dignità: quella di Padre Fermín Sandoval, sacerdote che conosciamo personalmente e che ha servito per anni la comunità di Otavalo.

Il 7 ottobre 2025, il convoglio presidenziale è stato attaccato nel cantone di El Tambo, nella provincia di Cañar, mentre Noboa si recava a un evento pubblico. Circa 500 manifestanti hanno circondato l’auto del presidente, lanciando pietre e, secondo le autorità, sono stati trovati segni di proiettili sul veicolo. Noboa è rimasto illeso e ha continuato con la sua agenda ufficiale. La polizia ha arrestato cinque sospettati con l’accusa di tentato omicidio e terrorismo.

Proteste indigene e tensioni sociali

Le proteste sono guidate dalla Conaie, la più grande organizzazione indigena del Paese, che si oppone alla rimozione del sussidio al gasolio decisa dal governo. Il movimento ha minacciato di “espugnare” la capitale Quito, portando il governo a schierare oltre 5.000 soldati agli ingressi della città, con veicoli tattici e pattuglie militari.

Le manifestazioni fanno parte di uno sciopero nazionale indigeno iniziato più di due settimane fa, che ha già causato blocchi stradali e scontri in diverse regioni. Questa escalation riflette un clima di crescente instabilità in Ecuador, dove le tensioni tra il governo e le comunità indigene si sono acuite per via delle politiche economiche e dei tagli ai sussidi.

Otavalo è stata uno degli epicentri delle proteste indigene in Ecuador: la città è stata completamente paralizzata da blocchi stradali, barricate e tensioni crescenti contro il governo Noboa.  A partire dal 2 ottobre 2025, le comunità indigene kichwa hanno eretto barricate nelle principali vie di Otavalo, bloccando il traffico e impedendo l’apertura di negozi e mercati. La città è stata descritta come “sotto assedio”, con scarsità di beni di prima necessità, gas e alimenti, e con vendite clandestine che hanno preso piede. Il governo ha schierato militari e polizia per contenere le proteste, ma la Conaie ha denunciato l’uso di munizioni vere contro i manifestanti, definendo Otavalo una “zona di guerra”.

Il ruolo storico di Otavalo

Otavalo, situata nella provincia di Imbabura, è abitata prevalentemente da comunità indigene kichwa, note per la loro forte identità culturale e politica. È famosa per il mercato artigianale e per essere un bastione della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (Conaie), che ha guidato numerose mobilitazioni contro politiche neoliberiste negli ultimi decenni. La città ha spesso ospitato assemblee popolari, marce e scioperi, diventando un punto di riferimento per la resistenza indigena.

La situazione attuale

Dal 2 ottobre 2025, Otavalo è completamente paralizzata: barricate erette dagli indigeni kichwa bloccano le principali vie citta2dine. Le attività commerciali sono chiuse, il traffico è interrotto e la città è in lockdown sociale e logistico. La vicepresidente María José Pinto ha chiesto l’apertura di corridoi umanitari per permettere il passaggio di ambulanze e mezzi di soccorso.

La Conaie ha denunciato una “occupazione militare senza precedenti”, con carri armati, camion e truppe che hanno trasformato la città in una “caserma aperta”. Questo intervento è stato percepito come una provocazione e ha intensificato la mobilitazione contro la rimozione dei sussidi al diesel, che ha fatto salire il prezzo da 1,80 a 2,80 dollari al gallone.

Impatto nazionale

Le proteste di Otavalo hanno avuto forti ripercussioni a livello nazionale, contribuendo allo sciopero generale indetto dalla Conaie. Il movimento denuncia le politiche economiche del governo Noboa come neoliberiste e dannose per i settori popolari, in particolare contadini, trasportatori e pescatori.

Cos’è la CONAIE?

La CONAIE è la principale organizzazione indigena dell’Ecuador e ha avuto un ruolo cruciale nella politica del Paese, guidando mobilitazioni storiche contro governi e politiche economiche percepite come oppressive.

La Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador (CONAIE) è stata fondata nel 1986 e rappresenta diverse nazionalità indigene tra cui kichwa, shuar, achuar, e altre.  È nota per la sua azione diretta, tra cui blocco di strade, occupazione di edifici pubblici e organizzazione di sollevazioni popolari. Il suo obiettivo è la difesa dei diritti territoriali, culturali e ambientali, opponendosi a politiche neoliberiste, progetti estrattivi e alla presenza militare straniera.

Otavalo è uno dei centri storici della mobilitazione indigena e sede di importanti comunità kichwa. La CONAIE ha forti radici locali nella città, che è spesso teatro di assemblee, proteste e scioperi coordinati dalla confederazione. La CONAIE non è solo un attore sociale, ma anche una forza politica capace di influenzare le decisioni nazionali. Se vuoi, posso mostrarti come il concetto di “Buen Vivir” si è evoluto o come la CONAIE interagisce con altri movimenti latinoamericani.

Padre Fermin Sandoval

Il nome di Padre Fermín Sandoval è apparso su diversi media ecuadoregni, sia in articoli di stampa che in blog e video online. È noto per il suo impegno pastorale e per i suoi commenti critici sulla situazione politica e sociale in Ecuador. Padre Fermín Sandoval ha servito per molti anni la Parrocchia San Francisco di Otavalo, nella provincia di Imbabura.

Padre Sandoval gestisce un blog personale, A propósito…,  (https://ferminsandoval.blog/), dove pubblica riflessioni religiose e sociali. Tra i temi trattati: la sinodalità, il servilismo ecclesiale, e la strumentalizzazione della verità. Padre Fermín Sandoval è dunque una figura rispettata e attiva, che ha saputo coniugare il ministero religioso con una voce critica e riflessiva sulla realtà ecuadoriana.

Padre Fermín Sandoval ha pubblicato un articolo il 25 settembre 2025 intitolato “Daniel Noboa en Otavalo: cuatro puntitos de un conflicto”, in cui analizza criticamente la visita del presidente ecuadoriano alla città durante le proteste indigene.

Nell’articolo “Daniel Noboa en Otavalo: cuatro puntitos de un conflicto”, Sandoval ha criticato duramente la visita del presidente Noboa a Otavalo, denunciando:

  • L’uso del potere come imposizione
  • Il razzismo strutturale verso le comunità indigene
  • La cultura del messianismo politico
  • La spiritualità come forma di resistenza

L’articolo è stato ampiamente condiviso sui social media, soprattutto tra attivisti e comunità indigene, ma non ha generato controversie pubbliche o campagne contro Sandoval.

Padre Sandoval è noto per il suo stile critico e riflessivo, ma anche per la sua coerenza pastorale e accademica. La sua voce, pur pungente, è rispettata in ambito ecclesiale e sociale.

Il totale silenzio dei media italiani

La crisi in Ecuador ha ricevuto pochissima attenzione dai media italiani, nonostante la sua gravità. Le proteste indigene, l’attacco al presidente Noboa e la militarizzazione di città come Otavalo sono eventi di grande rilevanza, ma non sono stati riportati dai principali quotidiani italiani come Corriere della Sera, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano o Avvenire.

Chiediamo ai media italiani di rompere il silenzio; e a chi legge di informarsi, condividere, riflettere. Chiediamo rispetto per chi lotta con dignità per la giustizia.